
Un percorso, un senso
La famiglia di Francesco Magherini giunse fra noi all’inizio degli anni settanta: Francesco padre, la moglie Rosanna, i figli Simone e Chiara, prendendo in affitto un quartiere in via Spinello Aretino a Grassina. Proveniva da Firenze, di qua d’Arno in S. Frediano borgo di S Spirito, ricco di quello stile di rapporti sociali che ne plasma il carattere. Passionale, un po’ beffardo alla “lobbia”, con il senso della vita come avventura, condizionato in Francesco da una frequentazione degli ambienti del cattolicesimo militante testimoniato dal padre, devoto e attivo nell’ Azione Cattolica, (quando il padre morì venne esposto nella chiesa di S Spirito).
Con quel suo carattere aperto e cordiale gli fu facile inserirsi a pieno titolo nella comunità paesana, coltivare amicizie e rapporti sociali. Ma il suo debutto, se così si può dire, fu dovuto alla necessità di iscrivere alla scuola materna i due figli.
Fu per lui l’occasione per scoprire il forte e promettente movimento di partecipazione dei genitori e della comunità al rinnovamento educativo e pedagogico della scuola. Rinnovamento animato dal direttore Marcello Trentanove e dalla amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Cocchi e dall’assessore Giuseppe Carrai.
Francesco rimase affascinato lasciandosi coinvolgere con passione in questa avventura culturale e divenendone, ben presto, uno dei più assidui protagonisti. Era solito ricordare, negli incontri amicali, quanto sia stata per lui gioiosa, naturale e non traumatica questa esperienza.
Una evoluzione sobria e feconda: il passare da una visione condizionata da una pratica di osservanza religiosa che aveva ricevuto fin dalla sua infanzia ad una testimonianza laica tutta da costruire.
Per lui fu una grande conquista passare dall’addestramento ad un percorso creativo e critico che gli fece riscoprire il valore dell’apprendimento libero ed attivo e il rispetto dell’identità di ciascuno.
Visse questo cammino come una nuova rigenerazione e ne andava orgoglioso, ma a ben pensarci, era in armonia con la condotta dei suoi studi tecnici che lo inducevano a misurarsi con realismo con i problemi della sua professione.
Seguì il percorso formativo dei suoi figli assumendo da subito la carica di animatore del consiglio dei genitori che aveva il suo centro di coordinamento presso la sede della società mutuo soccorso nella casa del popolo di Grassina, e allorquando furono istituiti i consigli di circolo, ne divenne il presidente, carica che esercitò finché i figli compirono il ciclo delle elementari.
Ricordava spesso l’entusiasmo e la passione che lo vide coinvolto nella realizzazione del tempo pieno, le iniziative per il superamento delle ipocrisie del libro di testo, gratuitamente disponibile dallo Stato per tutti gli alunni, e il nobile impegno per la presenza dei bambini diversamente dotati nelle classi normali, rifiutando la segregazione delle classi differenziali che, di fatto, bloccavano l’evoluzione formativa verso una possibile e auspicata autonomia.
Arrivò poi la Cecilia che rinnovò il suo ruolo nella scuola e nella comunità offrendo, fra l’altro, la sua prestazione nei servizi del volontariato della fratellanza popolare di Grassina. Significativa fu, in questo senso, la sua collaborazione col gruppo civico dei verdi di Bagno a Ripoli e la sua candidatura nella lista elettorale per le elezioni amministrative (scherzando diceva: ma io vendo veleni per l’agricoltura!). Il suo carattere un po’ scanzonato e sincero, il suo bonario ottimismo hanno conquistato la simpatia di chi ha avuto la possibilità di apprezzare la sua amicizia.