Il documento “La filosofia della sopraffazione come disciplina non può entrare a scuola”
predisposto e diffuso alcuni giorni fa dal Centro Studi Marcello Trentanove, ha ricevuto molti
consensi, ma ha provocato qualche reazione risentita insieme all’incredibile silenzio
dell’Amministrazione comunale.
Per conto nostro riteniamo importante ribadire alcuni concetti che sono stati e sono alla base
dell’esperienza scolastica di Bagno a Ripoli così come l’abbiamo vissuta da lungo tempo e
specialmente nel periodo caratterizzato dall’opera educativa di Marcello Trentanove.
In particolare ci preme ricordare alcuni punti fermi di quell’esperienza che non vorremmo mai
vedere tralasciati dagli adulti e da coloro che hanno responsabilità educative o istituzionali:
Il rispetto nei confronti degli alunni, che hanno il diritto di vedere soddisfatti i propri
bisogni a livello culturale, affettivo e creativo.
La libertà di insegnamento che si esplica attraverso una libera scelta metodologica e
didattica, operata da parte degli insegnanti.
La partecipazione dei genitori alla vita della scuola e la possibilità di poter discutere e
condividere gli obiettivi programmati.
La comunicazione e lo scambio reciproco dei propositi e delle esperienze che danno vita ad
una comunità educante e consentono un’effettiva collaborazione della scuola con le
Istituzioni, nel rispetto condiviso dei ruoli e delle competenze.
Questi principi si possono attuare soltanto se il progetto educativo viene realizzato attraverso
un’alleanza capace di unire gli sforzi per formare gli studenti, nella consapevolezza che lo stesso
rapporto tra scuola e Comune ha anche un risvolto formativo. Si tratta di un rapporto tanto più
efficace quando è caratterizzato dalla conoscenza reciproca e dalla rigorosa individuazione degli
ambiti e dei ruoli di ciascuno.
Se la Scuola deve rendere partecipe il Comune del suo progetto educativo, altrettanto deve fare il
Comune nel rispettare il ruolo della Scuola e le sue competenze.
Tutto questo purtroppo non ha trovato attuazione in occasione dello svolgimento dei corsi di
ginnastica dinamica militare che, secondo quanto si apprende dalla direzione della Scuola, si
stanno attualmente svolgendo presso la scuola F. Redi, nonostante il parere negativo del Consiglio
d’Istituto, parere che le norme vigenti dichiarano vincolante.
La questione non riguarda tanto la pratica della ginnastica militare di per sé, ma il fatto che tale
disciplina viene svolta all’interno di una scuola che non l’ha ritenuta corrispondente al proprio
progetto educativo, negandone conseguentemente il permesso. La vicenda non solo ha registrato
la violazione della legge da parte dell’amministrazione comunale, ma pone seri problemi di
rapporto fra la Scuola ed il Comune.
Tale violazione che è stata denunciata con fermezza dalla Preside della scuola Redi, non pone solo,
come si è detto, un problema di rispetto della legalità, ma incrina quell’alleanza educativa così
necessaria per la formazione dei giovani e degli adulti.
Poiché ci riteniamo, come Associazione e come cittadini, parte della comunità civile e della
comunità educante, auspichiamo che si trovi al più presto una decorosa soluzione all’incresciosa
situazione che si è creata fra il Comune e la scuola F. Redi, in modo tale da favorire da un lato il
ruolo del Consiglio d’Istituto e, dall’altro, il pronto recupero della legalità nell’azione
dell’Amministrazione comunale.
Centro Studi di Educazione alla Socialità Marcello Trentanove