Intervento di Alessandra De Fazio (presidente del Consiglio degli studenti di Unife)
Roma, 4 apr. – ‘Sono un fallimento, non merito di vivere’. Non sono le parole che titola l’ennesimo giornale, riportando quotidianamente, accanto alle morti delle nostre compagne, l’esaltazione di una studentessa che riconosce nel sonno un ostacolo per laurearsi nella metà del tempo. Queste parole sono uscite dalla stessa bocca della persona che oggi sta parlando di fronte a voi. Queste parole le ha dovute sentire e subire mia madre quando dopo il test di medicina ho percepito di non avercela fatta, per la seconda volta. Che esagerazione per un test che si può riprovare l’anno successivo… Ma come possiamo pensare che il percorso universitario debba essere dettato dai nostri tempi? Che sia di nostra proprietà, mentre siamo bombardati continuamente dal mito della performatività e da una competizione illogica che ci sbatte in faccia i successi degli altri e ci fa tirare un sospiro di sollievo quando qualcuno fallisce al posto nostro?”. É lo sfogo di Alessandra De Fazio, presidente del Consiglio degli studenti di Unife, nel suo intervento all’apertura dell’Anno Accademico 2022/23 dell’Ateneo di Ferrara alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Parlando a nome degli studenti nel Teatro Comunale, la giovane originaria di Francavilla Fontana, nel brindisino in Puglia, cita Alessandro Barbero, storico e scrittore: “In altre epoche credevano nelle streghe e noi crediamo alla meritocrazia”. L’intervento di Alessandra, davanti alle autorità accademiche e ai più alti rappresentanti delle Istituzioni, è davvero critico, un vero atto di accusa nei confronti di un sistema dell’istruzione italiano improntato sempre di più all’efficienza aziendale. Un sistema, come lei stessa ricorda e denuncia, che spesso – e lo testimoniano i fatti di cronaca – ha come conseguenza il suicidio di studenti che, per il mito della ‘massima performance’, del ‘successo a tutti i costi’, si sentono inadeguati e falliti. “Un sistema malato che baratta la persona per la performance”, lo definisce Alessandra. De Fazio spiega: “Si pensa banalmente che il merito possa essere un criterio equo, sostituto del vecchio privilegio del quale invece ha ereditato tutto il divario e la disparità, ma con una mutazione acquisita: l’ipocrisia. Le borse di studio sono un ricatto. Se tutti abbiamo lo stesso diritto perché qualcuna dovrebbe essere costretta a tenere tempi più serrati solo perché è più povera? Il ‘sistema universitario è classista’, afferma una studentessa che come noi si trova in una università smembrata, dove i saperi non fluiscono, non si differenziano ma si trovano a dover fare i conti con una istituzione che disconosce la nostra umanità piegandosi ai ricatti del mercato”.
Alessandra De Fazio, presidente del Consiglio degli studenti di Unife, continua: “Nel sistema attuale le Università promuovono l’illusione di garantirci pari strumenti, attraverso corsi di studio e studentati. Nella realtà accedere a questi servizi diventa molto complesso a causa di sbarramenti burocratici, socio-economici e soprattutto meritocratici. Ma badate bene, ci viene data la possibilità di redimerci dalla nostra condizione di povertà, come fosse una colpa, a patto di esserne meritevoli, conseguendo risultati eccellenti entro periodi di tempo cadenzati e ristretti, tutto allo scopo di misurare quanto siamo performanti e catalogarci giusti articoli di una intensa produzione con il risultato di generare grandi bilanci sacrificando il benessere e la qualità del percorso accademico”. La ragazza continua: “Ma chi detta le regole di questa produzione intensiva? La gestione neo-liberale dell’azienda universitaria si traduce nell’applicazione dell’FFO (il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, ndr.) la cui quota premiale trasforma i finanziamenti in premi per gli Atenei più numerosi e performanti defraudando quelli piccoli e considerati improduttivi che si trovano costretti a decidere se levare la contribuzione studentesca o ad aumentare il numero di iscritti per diventare eleggibili all’assegnazione dei premi. Le studentesse e gli studenti non sono il mezzo per sostentare la formazione, il diritto allo studio deve risiedere nell’emancipazione collettiva e deve essere parte integrante e inscindibile del welfare sociale pubblico, gratuito e garantito dallo Stato per tutte e tutti come sancito dalla Costituzione che il nostro presidente ha recentemente definito ‘riferimento che ci guida nell’impegno comune di consolidare un’Italia fondata su pace, libertà e diritti umani”. La studentessa di Ferrara lancia un appello alle Istituzioni per evitare i tragici gesti di chi si toglie la vita per la paura di deludere la famiglia per un esame andato male o un corso di laurea non portato a termine. “‘Ho barattato la mia salute mentale per terminare in tempo gli studi, inutile dire che non ce l’ho fatta, ho compromesso irrimediabilmente la fiducia in me stesso’, afferma uno studente. Chiediamo – dice Alessandra De Fazio – che il nostro Paese consideri il benessere psicologico diritto fondamentale dell’individuo al pari della salute fisica sia con l’introduzione della figura dello psicologo di base, ma soprattutto con una riforma sistemica che decostruisca i pilastri meritocratici. Non siamo più disposti ad accettare senso di inadeguatezza, depressione o perfino suicidi a causa delle condizioni imposte da un sistema malato che baratta la persona per la performance. Accedere alla cultura, e conseguentemente esercitare le proprie facoltà di cittadini, non può esssere un privilegio. Noi ci dobbiamo meritare di studiare, di avere una casa, delle cure, esigiamo questi diritti. Non sono d’accordo a definirci ogni volta ‘cittadini del domani’: una scusa per procrastinare gli errori che voi, cittadini di ieri, avete fatto e le cui conseguenze le stiamo pagando noi cittadini di oggi. Abbiamo fretta e vogliamo mettervi fretta, più di quella che mettete a noi per laurearci, di restituirci un mondo che possa davvero appartenerci”. Infine, un attacco al caro-affitti per gli studenti fuorisede: “Il sovraffollamento” nelle città universitarie “sommato ad un mercato immobiliare inflazionato e sregolato, figlio di un assente piano di edilizia pubblica permette ai privati di lucrare sulla vulnerabile condizione della comunità studentesca e lavoratrice di tutta Italia anche di Ferrara, costringedola a pagare prezzi spropositati o ad accontentarsi di abitazioni fatiscenti”. Proprio a Ferrara, sottolinea Alessandra De Fazio “il territorio ha visto un incremento esponenziale della componente studentesca presente e nell’agosto 2022 è stato rilevato un aumento dei prezzi di abitazioni del 34% rispetto all’anno precedente”.