
La scuola si rimette in cammino ma la strada che si trova davanti è piena di insidie. Il primo ostacolo è dato dalla pandemia che, come ci indicano i dati provenienti dall’Inghilterra e da Israele, sta contaminando una popolazione sempre più giovane. L’obbligo di vaccinazione diventa fondamentale se non si vuol tornare di nuovo a chiudere e alla didattica a distanza. La vaccinazione permetterebbe di risolvere anche il problema dei trasporti, che, con tutte le soluzioni organizzative dei vari enti in collaborazione con le scuole, rimane sempre un punto critico, inevitabili gli assembramenti e il rispetto delle distanze
La scuola sta quindi vivendo un periodo difficile e delicato, stanno emergendo tutte le mancanze antecedenti alla pandemia, quando, sia per la scuola come per la sanità, si sono operati grossi tagli finanziari e si è privilegiato il privato rispetto al pubblico; le classi si formano ancora secondo i requisiti della legge Gelmini.
Ci troviamo con grosse carenze sul piano dell’edilizia e del personale. Abbiamo aule pollaio con classi che superano abbondantemente i venticinque alunni e alcuni istituti stanno pensando ai doppi turni. La legge fissa il numero minimo e massimo di ogni classe secondo l’ordine della scuola, ma presenta ampie deroghe per il superamento, basti pensare che per fare una classe di 22 alunni in presenza di un alunno con handicap va dimostrato una grave disabilità.
Sono state deliberate massicce assunzioni di personale amministrativo e docente, ma l’assegnazione dei posti è ancora caotica.
In questa situazione la scuola sta perdendo la sua funzione di comunità educante e limitando il suo compito ad istruire chi vuol essere istruito
Abbiamo potuto constatare come la didattica a distanza ha messo a dura prova l’insegnamento: insegnanti che nella maggior parte dei casi sono stati lasciati soli di fronte a questa situazione e lasciato alla loro buona volontà e capacità di inventarsi un modo nuovo di fare scuola.
Agli alunni è venuto meno il contesto sociale, quel clima di empatia fra insegnante e alunno, che è lo stimolo essenziale per apprendere.
Auspicarsi una diminuzione degli alunni per classe è proprio per creare una circolarità di comunicazione fra i vari soggetti e aiutare gli insegnanti ad attuare quella che la pedagogia raccomanda ormai da tanto tempo “l’individualizzazione dell’insegnamento”.
La situazione degli alunni con difficoltà è disastrosa con insegnati precari o mancanti, privi di specializzazione o talvolta usati per coprire i colleghi assenti. Sono la parte più fragile dei ragazzi e meriterebbero maggiore attenzione. Una scuola che non sa proteggere il più debole è una scuola che non insegna il rispetto e la convivenza civile e viene meno ai dettami della costituzione, negando pari opportunità-
Siamo consapevoli che la situazione sul territorio nazionale non è uniforme e che, rispetto al contesto generale, nel nostro territorio ci possiamo ritenere dei privilegiati, ma la ricerca di maggiore qualità della scuola non è solo compito della scuola stessa ma della società nel suo insieme.
Il progetto scuola non può essere parcellizzato in una scoordinata divisione dei compiti ma deve essere il risultato di una collaborazione armoniosa fra scuola, istituzioni e cittadini.
Non vogliamo lasciare la scuola da sola con i suoi problemi.
I finanziamenti stanziati per la scuola dimostrano come anche in questo momento si agisca solo per arginare l’emergenza.
Lucia Poggiolini